venerdì 27 giugno 2014

Le meravigliose creature di Kay Bojesen.


Preparatevi, tramite la lettura del seguente articolo, ad immergervi in un mondo magico, popolato da creature sorridenti, realizzate in legno e con una linea estremamente essenziale e pulita, eppure talmente “vive” da stimolare l’immaginazione e catalizzare l’attenzione di grandi e piccini. 

E’ il mondo di Kay Bojesen, uno stimato artista che nacque a Copenhagen nel 1886. E’ stato fra i principali fondatori della galleria "Den Permanente", in cui sono esposte le migliori produzioni del design nazionale, e membro sia della “Associazione Nazionale di Arti e Mestieri danesi”, sia del “Comitato Nazionale del OEMP” (Organizzazione mondiale per la educazione della prima infanzia).
La sua storia si snoda dagli inizi dello scorso secolo: divenuto abile argentiere, dopo aver completato il suo apprendistato presso Georg Jensen, nel 1922 iniziò, per pura passione, a progettare giocattoli in legno, dotati di arti mobili. 
Negli anni che seguirono, Kay Bojesen decise di dedicarsi completamente alla lavorazione del legno, in particolare di quercia, di teak e di noce. 
Le sue creazioni più celebri ed apprezzate ritraggono animali, immediatamente identificabili per le loro forme morbide e tondeggianti. 
Non si tratta, dunque, di mere repliche di specie esistenti in natura, ma di artistiche interpretazioni che attingono al mondo fatato dell’infanzia e prendono vita propria, attraverso una sapiente osmosi di design, ironia e allegria
Bojesen morì nel 1958, all'età di 72 anni. Nel 1990, l’azienda Rosendahl ne acquistò i diritti per la riproduzione dei giocattoli, replicando, tutt’oggi, i progetti originali del grande designer.
Le sue creature si trovano praticamente in tutte le case danesi, destinate ad abbellire non solo le stanze dei bambini, ma inserite, con ottimo gusto, in librerie e pareti attrezzate, dove uccellini, pappagalli di mare, scimmie, orsi, ippopotami, bassotti e conigli fanno capolino. 
Se alla scimmia spetta la palma della più famosa, in quanto è stata esposta al “Victoria and Albert Museum” di Londra, l'ippopotamo è l'unico a vantare anche un’utilità pratica, come portamatite, mentre gli uccellini, i deliziosi songbirds, sono disponibili anche in varie briose nuances.

Emma Fenu

tratto da






mercoledì 25 giugno 2014

Le meraviglie nascoste dentro il Baule della Nonna


Era un pomeriggio di mezza estate, mentre stavo, seduta sul pavimento, nella soffitta di una casa di tre generazioni. I raggi di sole che filtravano, obliqui e taglienti come dardi, dalle persiane dischiuse, mi illuminavano il volto, le mani e sezioni, solo minime, degli oggetti circostanti.
L’ambiente profumava di naftalina, di carta, di legno e dell'indecifrabile aroma dei ricordi
Ah...l' odore di naftalina: quell’effluvio, tutt’ora, mentre scrivo, mi fa tornare indietro di quasi 30 anni, all’epoca della mia infanzia, quando mia nonna mi mostrava, aprendo la scatola di legno foderata che la conteneva, una bambola in porcellana risalente ai primi del ‘900. 
Quando sento o leggo l'espressione “frugare nel baule della nonna”, so bene di cosa si tratta. E’ un’immersione amniotica in epoche mai vissute, di cui si avverte struggente nostalgia, perché, inscindibilmente, esse sono parte di noi, della nostra storia personale. Gli oggetti dei nostri avi ci raccontano le nostre origini, in un legame che trascende il dna, per coinvolgere direttamente l’anima.
Avevo poco più di vent’anni, indossavo jeans a vita bassissima, avevo pittato le unghie con un improbabile azzurro, ottenuto mischiando uno smalto trasparente con un ombretto acquistato in una bancarella. Ero giovane, incredula e ammaliata, mentre disserravo pesanti bauli in legno scuro, forgiati, da abili artigiani, appositamente per contenere il corredo di una fanciulla, futura sposa e madre.
Ho accarezzato pizzi e ricami frutto di impareggiabile maestria, i primi creati con la tecnica del tombolo, i secondi, a punto pieno su seta, fondono, come quadri, mille sfumature, ritraendo fiori, uccellini e farfalle. 
Ho spiegato lenzuola e tovaglie di lino, che recavano i segni ingialliti degli anni, contemplando i trafori che danzavano sulla superficie, simili a opere di fate con mani abili e minuscole.
Forse le janas esistono davvero, ne ho toccato e ammirato i capolavori.
E tali bellezze, conservate in soffitta, le ho riportate in vita, facendole brillare alla luce del sole. 
Alcuni oggetti o elementi d’arredo non sono soggetti allo svolgersi del tempo e al mutare delle mode: un copriletto realizzato all’uncinetto, un centrino, una tovaglia ricamata, un cuscino o un tappeto, tutti rigorosamente vintage e handmade, possono essere inseriti anche in un arredamento moderno, creando un contrasto molto interessante e piacevole, oppure possono essere utilizzati solo in occasioni speciali, come una festa di battesimo.
Altri, invece, necessitano di un cambiamento di destinazione d’uso
Preferisco, ovviamente, stirare con un ferro di ultima generazione, rispetto a quello che si scaldava con la brace, dato che, neppure con il primo, ottengo risultati apprezzabili. Ma quell’antico ferro è perfetto per inserire una piantina, da collocare sul davanzale della finestra, o per diventare un inedito fermacarte su una scrivania. 
Analogamente, le lenzuola in pregiato lino, oggi, risultano pesanti e poco pratiche per assolvere alla propria funzione originaria, ma possono essere materiale per creare meravigliosi cuscini e sovra-tentaggi.
E le valigie d’epoca? Prive di rotelle, fragili e poco ergonomiche, sono certo improponibili per un viaggio, ma davvero spettacolari se usate come complementi d’arredo, impilate l’una sull’altra, oppure se, una volta munite di gambe lignee, trasformate in tavolini o comodini, su cui poggiare un vasetto con un fiore fresco.
Infine, ecco il turno del protagonista indiscusso di questa storia: il baule di legno. Immaginatelo al naturale, o scartavetrato e riverniciato con colori ad acqua, posto al centro del vostro salotto, esattamente davanti al divano, con, all’interno, le vostre riviste preferite e, sopra, un vassoio con due tazze da tea o due boccali di birra, a seconda dell’ora del giorno e dei vostri gusti. 
Non solo chi è fatto di carne, ossa e sangue ha un’anima.

Emma Fenu







martedì 24 giugno 2014

Oltre il Tempo. Ricordo e Sogno.


fotografia by Tania Brassesco & Lazlo Passi Norberto

Tenevo stretta tra le mani una scatola di latta consunta, nei toni del rosa e dell’avorio, contenente foto ingiallite, lettere vergate a mano, in cui si susseguono le linee sinuose della calligrafia di un giovane uomo, innamorato e avvezzo all’uso dell’inchiostro e del calamaio, e cartoline recanti immagini finemente miniate.
La storia di una donna, scandita dai suoi innocenti segreti e dalle sue vibranti emozioni, il tutto racchiuso in pochi centimetri, che torna a rivivere, una volta sollevato il coperchio della memoria, infrangendo le contingenti barriere del tempo.



Ho chiuso gli occhi e ho immaginato. Ho visto e percepito.

Una sera dolce, d'inizio estate, quando la calura non opprime, quando la brezza accarezza la pelle, come l'alito di un angelo. 
Un faro, poco distante, che domina l'orizzonte, stagliandosi maestoso su un cielo percorso da poche nubi e scaldato dai toni accesi e fiabeschi del tramonto.
Il rumore, ritmico e melodioso, delle onde che si infrangono sulle scogliere e avvolgono la rena di una baia immacolata. 
Per udirlo basta tacere, un attimo soltanto, o accostare una conchiglia all'orecchio.
Un profumo di futuro, di speranza e di memoria
Un aroma meraviglioso, che si origina dall'osmosi fra il legno, liso dalla salsedine; la cera delle candele racchiuse, con la loro anima di fuoco vibrante, dentro antiche lanterne; la carta consunta di libri centenari; la iuta e il pizzo, freschi di sapone di marsiglia.
L'incedere, a piedi scalzi, di una fanciulla e di un ragazzo che si tengono per mano, costeggiando la spiaggia. Le orme dietro di loro come la scia di un amore intenso e indomabile. I loro sguardi che si incontrano e tessono ricordi. Le loro labbra, vermiglie per l'ardore dei baci, simili a frutti che sanno di sale marino e di dolci, la cui ricetta si tramanda come un sacro sapere, impastati con le mandorle e guarniti di miele.
Lei indossa un abito in stoffa leggera, che si anima in immagini di creature fantastiche grazie al giocare del vento, e, sulle spalle, uno scialle traforato, in lana sottile, appena ingiallita, prezioso dono della propria nonna.
E ora, sognate pure, nel leggere le mie parole e nell’osservare le immagini che seguono. Ma, subito dopo, chiudete gli occhi, anche voi.

fotografia by Carme Mura

"Il mare spesso parla con parole lontane, 
dice cose che nessuno sa. 
Soltanto quelli che conoscono l'amore possono apprendere la lezione dalle onde, 
che hanno il movimento del cuore".
Romano Battaglia

Emma Fenu