mercoledì 11 febbraio 2015

La persona è una maschera.


La Persona è una Maschera.

"Mi metterò una maschera
da imperatore,
avrò un impero
per un paio d'ore:
per voler mio dovranno
levarsi la maschera
quelli che la portano
ogni giorno dell'anno...
E sarà il carnevale
più divertente
veder la faccia vera
di certa gente".
Gianni Rodari

"Chi sono io?".
"Una persona".
E l’articolo potrebbe concludersi qui, adesso, se non venisse in soccorso l’etimologia.
Gli antichi latini, infatti, denominarono “persona”, appunto, la maschera di legno o terracotta portata dagli attori, intesa non tanto quale occultamento delle reali fattezze, quanto come un mezzo per favorire l’immediata identificazione dei personaggi sulla scena e come una cassa di risonanza che permetteva alla voce di essere udita anche a lunga distanza.
Gustav Jung, celebre psichiatra svizzero dello scorso secolo, ben consapevole della storia del termine ora in analisi, definì “persona” il ruolo che ogni essere umano svolge, nel mondo esterno, per rispondere a precise aspettative sociali.
Ma cosa accade quando un individuo diventa troppo “persona”, ossia si identifica eccessivamente con la maschera che indossa? 
Qui interviene, oltre alla psicanalisi, ancora una volta, il teatro per renderci chiaro e fruibile il messaggio: secondo Pirandello la società moderna porta ad un’alienazione dell’individuo, che si sente defraudato della propria identità in quanto costretto a ricoprire un ruolo stereotipato.
Per il novecentesco autore italiano, che abbiamo conosciuto fin dai banchi di scuola, paradossalmente, è la scena ad essere il luogo della verità, in quanto la maschera teatrale fa cadere quella sociale.

Seguitemi in un salto nel tempo.
Corre l’anno 1921
Avete indosso il vostro miglior vestito e vi accingete a varcare la soglia del teatro. 
Le quinte sono svelate… dove è la scena? Smarrimento. Indignazione.
Ed ecco comparire sei personaggi senza nome, identificati da un mero ruolo, che invocano il capocomico per avere una parte, che spetterà, invece, ad attori professionisti.
Nessuno degli astanti è pronto, tutti sono straniati.

Ma oggi, tempo di nickname e di identità virtuali, siamo consapevoli più che mai di vivere nell’apparenza e che la maschera non è solo attributo degli attori o orpello delle feste carnevalesche. 
E’, dunque, un filtro che ci imbriglia in ciò che non siamo o ci permette, a nostra scelta, di essere e dire senza timore di giudizio?
Oscar Wilde sentenziò: “Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e vi dirà la verità”.
Voi cosa ne pensate? 
Scopritelo guardandovi allo specchio, la sera, prima che il sonno vi accolga. Nell’oscurità chiedetevi: "Chi sono io?".

Emma Fenu
tratto da