mercoledì 30 dicembre 2015

Tempo di bilanci

Tempo di bilanci, di parole da scrivere di getto, senza frapporre filtri fra cuore e dita che scivolano sulla tastiera come slitte sulla neve.

Il 2015 è stato uno degli anni più belli della mia vita.
Facile? No, affatto. 
Anzi, arduo, imprevedibile, spesso in salita. Come un gioco dove non si bara e non ci sono assi nascosti nelle maniche, ma tutte le carte sul tavolo e braccia nude.
Eppure, proprio per questo, intenso, memorabile, ricco di soddisfazioni e di conquiste piccole, una dopo l'altra, ognuna immensamente preziosa. 
Passo dopo passo, tassello dopo tassello, partita dopo partita, mese dopo mese, attimo dopo attimo... sono cresciuta (o invecchiata, dipende dalla prospettiva!).

Grazie 2015, perchè un anno di vita è un dono immenso ed io ho avuto l'occasione di goderlo con passione in una danza di mani tese, le mie e quelle altrui.
Ed è con queste mani, grazie ad esse, che  mi accingo a dare il benvenuto al futuro.

Emma Fenu


lunedì 11 maggio 2015

"Casa di Bambola" di Henrik Ibsen.


Fu durante una domenica trascorsa ad Århus, cittadina danese che si affaccia sulla costa orientale dello Jutland, che, seduta davanti ad una pregevole casa di bambole, esposta nel locale al primo piano del Kvindemuseet, uno dei vari Musei dedicati alle Donne presenti nella nazione, cominciai a riflettere su quanto, ora, mi accingo a scrivere. 
Osservavo un mondo in miniatura, dove tutto è perfetto. 
Un microcosmo volutamente lezioso, che ci riporta all’infanzia e ai racconti della nonna, che profuma di naftalina, di cipria e di rose recise, che ha il sapore di biscotti, di marmellata e di baci casti. 
Le amo, le case delle bambole. 
Colleziono mobilie minute e suppellettili delicate, che, recentemente, acquisto a Copenhagen e, soprattutto, a Malmö, in Svezia. 
Le amo perché sono immobili spazi nei quali confinare sogni infiniti
Ma non sono una bambola, non recito un ruolo che mi è imposto da una società fondata sull’ipocrisia e sul maschilismo. 
Le mie membra sono di carne, non di porcellana, e i loro movimenti sono dettati dal mio cervello, non dall’altrui volere; i miei occhi possono spingersi oltre il limite di quattro mura abbellite da acqueforti; la mia bocca non è sigillata in un roseo sorriso ma è veicolo di parole, emozioni, pensieri. Sono viva. 
Per questo comprendo la tortura della prigionia imposta a Nora, la protagonista del celebre testo teatrale scritto, nel 1879, dal norvegese Henrik Ibsen
Un’opera, "Casa di Bambola", dall’epilogo “estremo”, che fece scandalo, perché precorse i tempi del femminismo, perché mise in discussione la di allora istituzione del matrimonio e il ruolo che spettava ad una Donna, ossia quello di moglie e madre non solo per vocazione, ma per implicita condanna a non essere autonoma. 
"Ma la nostra casa non è mai stata altro che una stanza da gioco. Qui sono stata la tua moglie-bambola, come ero stata la figlia-bambola di mio padre. E i bambini sono stati le bambole mie".

Emma Fenu

martedì 7 aprile 2015

QUANDO IL SOLE DIVENTA NERO.


QUANDO IL SOLE DIVENTA NERO.

La danza abbia inizio. 
Sole e Luna in un passo a due, come due amanti in un minuetto di corteggiamento, che culmina in un bacio, in una stretta appassionata, in una fusione totale.
O forse si tratta di una lotta, uno scontro atavico fra femminile e maschile e fra buio e luce, che si conclude in una pace perfetta, senza sangue e senza dolore, o in un abbraccio di morte, come per Tancredi e Clorinda.
O forse, ancora, un dio o un demone, liberato dalle catene della prigionia, si lancia contro l’astro, tentando di divorarlo con un morso bramoso di vendetta.
L’eclissi, dunque, dipinge il suo nero con l’inchiostro della magia, intingendo la penna nel mito e nella leggenda.

Non schivar, non parar, non pur ritrarsi
voglion costor, ne qui destrezza ha parte.
Non danno i colpi or finti, or pieni, or scarsi:
toglie l'ombra e'l furor l'uso de l'arte.
Odi le spade orribilmente urtarsi
a mezzo il ferro; e'l piè d'orma non parte:
sempre il piè fermo e la man sempre in moto,
né scende taglio in van, ne punta a voto”.
Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata, Canto XII

Tale rottura del rassicurante ordine cosmico, per alcuni popoli, era un segno nefasto, come per gli antichi Greci, per altri un momento sacro, come per i Navajo.
In particolare, i nostri amati Vichinghi immaginavano che la Dea Sole (nella cultura nordica è una divinità femminea) ogni giorno attraversasse la volta celeste guidando un carro trainato da due destrieri. Tuttavia, la sua corsa non era immune dal pericolo poiché, combattendo in eterno una battaglia con il lupo Sköll, talvolta veniva braccata e poi raggiunta. In ragione di ciò, per scacciare la bestia feroce, gli ardimentosi guerrieri agitavano verso l'alto, con fare minaccioso, spade e lance e, una volta terminata l’eclissi, salutavano il ritorno della luce con urla ebbre di vittoria.

E oggi, cosa ci racconta il Sole nero? Ci offre un affascinante spettacolo della natura, per ricordarci che ne siamo parte e che siamo ordine e Kaos, luce e ombra, stirpe numerosa di un universo fecondo che invita alla pace fra uomini e dentro di essi.

L’eclisse di sole è un fenomeno temporaneo. L’eclissi della mente, un fenomeno che non finisce mai”.
Mieczysław Kozłowski

Emma Fenu

venerdì 13 marzo 2015

Il fascino di un'eterna Primavera.




"Primavera dintorno

brilla nell'aria, e per li campi esulta,

sì ch'a mirarla intenerisce il core".

Giacomo Leopardi

Ci trovammo una di fronte all'altra. Fu il nostro primo di tanti incontri.
Io avevo dodici anni e la primavera della vita mi scorreva impetuosa nelle vene, regalandomi tre centimetri di altezza in più, nel corso di un'estate.
Lei vive nel suo tempo baciato dall'eternità e in uno spazio che pare circoscritto fra assi di legno intarsiato, ma è, invece, infinito, con l'orizzonte che abbraccia ogni astante. 
Potevo percepire l'aroma intenso delle arance e dei fiori umidi di rugiada. Una ragazzina che ha appena concluso la seconda media ignora i cardini della filosofia neoplatonica e non può elencare che poche note storiche sulla famiglia De Medici. 
Eppure, il messaggio che invita ad una perenne rinascita mi investì, come tutti gli altri accanto a me, disposti davanti al celeberrimo quadro dipinto da Sandro Botticelli, con i piedi sul pavimento degli Uffizi e il cuore rapito, che si librava a mezz'aria. 
Travolti da una danza di figure, tratte dai versi del Mito, non potevamo non cogliere l'invito ad abbracciare un amore puro ed assoluto, che trascende il contingente scorrere del tempo e delle stagioni, e conduce, seguendo una dolce melodia, in una dimensione incantata, dove la primavera non ha mai fine.

"Potranno recidere tutti i fiori, ma non potranno fermare la primavera".

Pablo Neruda

Emma Fenu

lunedì 9 marzo 2015

Rinascere sotto la luce della Luna.




La nascita non è mai sicura come la morte. E questa la ragione per cui nascere non basta. È per rinascere che siamo nati”.
Pablo Neruda

Una luce nel cielo color ebano.
Una falce che fende l'oscurità fino a ritagliarsi uno spazio per mostrarsi nella sua completezza e rotondità. Ma il buio riprende a mordere e divorare, silente, fino a stendere il suo velo arcano su ogni parte lucente, vittorioso messaggero di morte. 
Ma è una fine provvisoria, un periodico spegnersi, per poi rinascere. Ancora e ancora, senza cenno di resa.
La Luna è Donna: nel lutto, segnato dai rivoli di sangue, si rigenera, per essere non solo esplosione di vita, ma ventre fecondo. 
Entrambe, infatti, hanno un ciclo di pari durata, ossia di 28 giorni. La stessa etimologia della parola mestruazione rende ancora più palese tale ancestrale legame, le cui origini si perdono nella notte dei tempi: essa deriva dal latino "mensis", il quale, a sua volta, è in rapporto di discendenza con il termine greco "Mene", ossia l’altro appellativo di Selene.
Nella mitologia greco-romana l’astro notturno è stato associato a tre distinte divinità, che ne personificano la triplice manifestazione: Luna piena, Luna crescente e Luna nuova. 
Per prima si staglia sul nero della notte la meravigliosa Selene, il cui nome proviene da "sélas", ossia splendore. Essa è l'immagine della Grande Madre che partorisce, nutre stillando latte dai suoi seni turgidi, protegge ed accoglie nelle sue calde viscere.

"Le stelle intorno alla bella luna
celano il volto luminoso
quando, al suo colmo, più risplende
sopra la terra".
Saffo

Alla sferica pienezza segue Artemide, la falce di Luna, che è simbolo di rinascita e di resurrezione. Secondo il racconto del mito, la dea è una fanciulla dall'animo selvaggio, regina dei boschi e dedita alla caccia, fiera della propria verginità, ma, paradossalmente, anche protettrice delle partorienti.

"Falce di luna. Lo si dice della luna nelle prime fasi della sua periodica crescita, quando è troppo luminosa per i ladri e troppo buia per gli amanti".
Ambrose Bierce

E, infine, giunge Ecate, la Luna nera che, poiché in congiunzione con il Sole, risulta eclissata: è la figura più ambigua, poichè sembra preludere alla morte, proprio mentre, invece, accumula forza per l'imminente rinascita. 
La Luna nera è la Donna del mistero, che sfugge a categorizzazioni, che esercita arcani poteri in virtù dei quali è odiata, temuta o onorata. E' il simbolo delle streghe, delle sirene, delle creature muliebri ribelli ai dettami imposti dalle norme sociali, di matrice maschile.

La luna cala per ridar forza agli elementi. E’ questo dunque il grande mistero".
Sant'Ambrogio

Ma non solo, la Luna nera è in ognuno di noi, che si dibatte nel buio della coscienza, cercando luce nei meandri oscuri e senza ragione che ci appartengono. Non temeteli, in essi, come in un terreno nero gelato dall'inverno, si gettano i semi dei nuovi fiori, che sbocceranno agli esordi della primavera. Oggi, come miliardi di anni fa.

"La primavera è sempre, a tutti, una rinascita".
Theodore Francis Powys

Emma Fenu



mercoledì 11 febbraio 2015

La persona è una maschera.


La Persona è una Maschera.

"Mi metterò una maschera
da imperatore,
avrò un impero
per un paio d'ore:
per voler mio dovranno
levarsi la maschera
quelli che la portano
ogni giorno dell'anno...
E sarà il carnevale
più divertente
veder la faccia vera
di certa gente".
Gianni Rodari

"Chi sono io?".
"Una persona".
E l’articolo potrebbe concludersi qui, adesso, se non venisse in soccorso l’etimologia.
Gli antichi latini, infatti, denominarono “persona”, appunto, la maschera di legno o terracotta portata dagli attori, intesa non tanto quale occultamento delle reali fattezze, quanto come un mezzo per favorire l’immediata identificazione dei personaggi sulla scena e come una cassa di risonanza che permetteva alla voce di essere udita anche a lunga distanza.
Gustav Jung, celebre psichiatra svizzero dello scorso secolo, ben consapevole della storia del termine ora in analisi, definì “persona” il ruolo che ogni essere umano svolge, nel mondo esterno, per rispondere a precise aspettative sociali.
Ma cosa accade quando un individuo diventa troppo “persona”, ossia si identifica eccessivamente con la maschera che indossa? 
Qui interviene, oltre alla psicanalisi, ancora una volta, il teatro per renderci chiaro e fruibile il messaggio: secondo Pirandello la società moderna porta ad un’alienazione dell’individuo, che si sente defraudato della propria identità in quanto costretto a ricoprire un ruolo stereotipato.
Per il novecentesco autore italiano, che abbiamo conosciuto fin dai banchi di scuola, paradossalmente, è la scena ad essere il luogo della verità, in quanto la maschera teatrale fa cadere quella sociale.

Seguitemi in un salto nel tempo.
Corre l’anno 1921
Avete indosso il vostro miglior vestito e vi accingete a varcare la soglia del teatro. 
Le quinte sono svelate… dove è la scena? Smarrimento. Indignazione.
Ed ecco comparire sei personaggi senza nome, identificati da un mero ruolo, che invocano il capocomico per avere una parte, che spetterà, invece, ad attori professionisti.
Nessuno degli astanti è pronto, tutti sono straniati.

Ma oggi, tempo di nickname e di identità virtuali, siamo consapevoli più che mai di vivere nell’apparenza e che la maschera non è solo attributo degli attori o orpello delle feste carnevalesche. 
E’, dunque, un filtro che ci imbriglia in ciò che non siamo o ci permette, a nostra scelta, di essere e dire senza timore di giudizio?
Oscar Wilde sentenziò: “Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e vi dirà la verità”.
Voi cosa ne pensate? 
Scopritelo guardandovi allo specchio, la sera, prima che il sonno vi accolga. Nell’oscurità chiedetevi: "Chi sono io?".

Emma Fenu
tratto da 

lunedì 12 gennaio 2015

Una contemporanea Regina delle Nevi



Come resistere al fascino magnetico dei colori delle terre dell’estremo Nord, al bagliore argenteo dei ghiaccio, al candore assoluto delle distese innevate, al celeste freddo di cieli attraversati da luci di cristallina purezza? Impossibile, soprattutto in pieno inverno!
Prepariamoci, allora, ad accogliere, anche all’interno del nostro armadio e nei cassetti della nostra consolle deputata al trucco, gli spunti necessari per acquisire un’eleganza glaciale ed eterea, capace di trasformarci in una Regina delle Nevi, se pure in versione casual e confortevole.
Da cosa iniziare? Da un must, ossia un maglione in lana a trecce, realizzato in un morbido tono di bianco latte. Marilyn docet: non è un capo mortificante, ma, se portato con sensualità, rende estremamente femminili.
Tuttavia vi invito ad osare molto di più e a indossare un outfit total white, sfidando lo stereotipo secondo il quale i colori chiari sono destinati alle stagioni calde e che, per illusione ottica, regalano indesiderati centimetri attorno alla vita o ai fianchi. 
Quello che conta e fa la differenza è il taglio e il modello del vestiario, che deve valorizzare le nostre forme, esaltandone i pregi e occultando eventuali imperfezioni.
E, dunque, bianco sia! 
Se il vostro incarnato è olivastro, prediligente nuances calde, accostando anche dettagli beige; se, invece, avete una pelle diafana, concedetevi toni freddissimi, viranti all’argenteo.
Per affrontare le temperature rigide è necessario un capo spalla di qualità e un paio di stivali che assicurino un comfort immediato: i brand che vi segnalo in merito, rispettivamente Herno e Ugg, sono molto noti e sanno coniugare tendenze modaiole con le esigenze che conseguono alle intemperie stagionali.
La borsa non può non richiamare il motivo dominante, magari aggiungendo un tocco sfizioso e divertente, per esempio tramite due pom pons in ecopelliccia.
E, infine, veniamo al momento del make up, nel quale, come un pittore provetto, potremo intingere pennelli su una tavolozza e creare inedite sfumature che sottolineino i nostri lineamenti e esaltino lo sguardo, la curva del sorriso e le movenze delle mani. 
Le proposte di Pupa per il 2015 fanno davvero al caso nostro, in quanto ispirate addirittura alla magia estasiante dell’aurora boreale, in cui il bianco del paesaggio innevato si tinge di rosa, lilla, viola e turchese, riflettendo lo spettacolo del cielo.
Il look che vi suggerisco in questa occasione non può definirsi low cost, tuttavia esistono sul mercato moltissime varianti, ispirate ai capi originali, che vi consentiranno un indiscutibile risparmio.
Buon inverno, ragazze. Siate le Regine della vostra favola.

Emma Fenu