martedì 29 luglio 2014

Sulla vetta della Montagna.


Quando sei sulla vetta della montagna, respira l’aria intrisa di libertà e ammira il panorama agognato. 

Abbi, però, memoria e nostalgia della scalata, della stanchezza delle membra, dei rivoli di sangue sulla pelle nuda. 

Sii consapevole di aver dimostrato a te stesso di avere una forza che neppure immaginavi e di aver compiuto un’ardua impresa da solo. 

Non dimenticare, però, le mani che ti hanno impedito di scivolare e quelle che, invece, ti hanno trattenuto o addirittura spinto a ritroso. Le prime dovrai tenerle strette, per sempre, le seconde lasciale andare, si aggrappano ai massi di altre montagne, spazi che non vorrai mai ti appartengano.

Quando sei sulla vetta della montagna, preparati a scendere, tenendoti in equilibrio o ruzzolando nel precipizio, perché nuove scalate ti attendono, sempre più ripide. Guardati intorno con somma attenzione, anche quando la nebbia, inclemente, ti avvolgerà: vecchie e nuove mani si tenderanno verso di te.

Non confidare in scorciatoie o nell’altrui traino, dovrai fare il percorso, ancora una volta, mettendo alla prova te stesso. Sii felice del viaggio e, anche quando calerà l’oscurità della notte, sappi ammirare le stelle.

Quando sei sulla vetta della montagna, vuol dire che hai imparato che ci sarà una prossima vetta.

Emma Fenu


martedì 22 luglio 2014

La vita è un viaggio. Simbologie ed introspezioni.


"Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi.
[…]
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia e pace in sé stesso”.
Pablo Neruda

I viaggi. Li amo perdutamente.
Adoro inciampare goffamente su cumuli di vestiti, scarpe, libri e prodotti per l’igiene personale, nella frenesia di preparare una valigia. 
Eccomi: sono l’apprendista stregone di disneyana memoria che, come un direttore d’orchestra, governo con maestria la danza di oggetti e idee che fluttuano, a ritmo sempre crescente, dirigendosi, da soli, verso i giusti scomparti.
La mia disposizione d’animo muta sensibilmente, come è vi sarà facile comprendere, se la partenza imminente mi deve condurre ad una agognata e spensierata vacanza o ad un trasferimento, destinato, quest’ultimo, a protrarsi per qualche anno o per un lasso temporale che non ho cognizione precisa di quanto sarà lungo.
In quest’ultimo frangente il mio cuore accelera e salta i battiti, in preda all’entusiasmo, alla nostalgia, all’ardore veemente della sfida e al brivido, aguzzo come un coltello, della paura di intraprendere percorsi non ancora battuti e di planare su cieli non ancora solcati.

Il coraggio è il complemento della paura. Un uomo che è senza paura non può essere coraggioso. (Ed è anche uno sciocco)”.
Robert Anson Heinlein


Eppure non è di tale tipologia di viaggi di cui vi voglio narrare. 
Ma di altri, di quelli straordinari che si svolgono nell’arco di pochi millimetri spaziali e di infinite distanze temporali
Mi riferisco ai sentieri che si intraprendono, tramite righe vergate d’inchiostro, sulla carta; ai voli che si fanno in completo silenzio, ammirando l’orizzonte nell’istante in cui mare e cielo generano un’osmosi sublime; alle partenze a ritroso nella memoria, scorribande affannose nel cuore della notte, quando, con un amico, ci si perde nei ricordi, entrambi privi di bussole e mappe; ai percorsi interiori che, precipitando come Alice nel pozzo, ci conducono sempre più in giù, alla ricerca e alla scoperta di ciò che in valigia abbiamo da sempre, talvolta dimenticato e nascosto.


Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.
Marcel Proust


Il viaggio è una filosofia di vita, un approccio al mondo, un canale privilegiato per conoscere sé stessi ed entrare in empatia con gli altri. Non è mero movimento di membra e rombo di motori, si tratta di eccelsa metamorfosi, spietata rivoluzione e vigorosa rinascita.
“Partire è un po’ morire”: è il titolo di una poesia composta da Edmond Haracourt, ma l’espressione è entrata a far parte del comune parlare, come i proverbi ripetuti, con solennità, dai nonni, le celeberrime citazioni tratte dai film in bianco e nero, le note di Michelle dei Beatles. 
Ed è vero, viaggiare è seppellire la monotonia, ampliare i confini della propria mente e della propria coscienza, perforare il bozzolo di crisalide per spiegare le ali da farfalla. 
Coraggio, preparate la valigia, scegliete di portare con voi chi e ciò che vi sarà utile... il resto è solo una zavorra.

Bisogna chiudere i cicli. Non per orgoglio, per incapacità o superbia. Semplicemente perché quella determinata cosa esula ormai dalla tua vita. Chiudi la porta, cambia musica, rimuovi la polvere. Smetti di essere chi eri e trasformati in chi sei”.
Paulo Coelho

Emma Fenu
pubblicato presso Nordic Lifestyle Magazine