lunedì 12 gennaio 2015

Le infinite domande di Jostein Gaarder. Quando la Filosofia è una Favola.


“Il tempo ci rende adulti. E il tempo fa sì che antichi templi crollino e che isole ancora più antiche sprofondino nel mare. […] Ma qualcosa, dentro di me, sa che c'è ancora un Jolly in giro per il mondo. Sarà lui a far sì che il mondo non si addormenti. In qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, potrebbe spuntare un minuscolo giullare coperto di campanelli”.
L’enigma del Solitario 

Se, oggi, voglio assaporare l’atmosfera del nord, mi basta dischiudere le mie finestre che, in queste mattine di inverno, si rigano di arabeschi di gelo, e ammirare i tetti innevati di Copenhagen, sormontanti dall’ombra scura di tronchi neri e maestosi, che si stagliano su un cielo di luce bianca. Dopo pochi minuti, però, il buon senso mi porta a richiudere le ante, per il troppo freddo e per il vento polare che fa volare i miei carteggi come fiocchi di neve in balia di una bufera.
Tuttavia, lo spettacolo non finisce: attraverso i vetri, ormai disappannati, rivolgendo lo sguardo verso il basso, scorgo orme umane e strisce di ruote di bici che, istante dopo istante, creano un reticolato fitto di direzioni di viaggio. Ognuno per la sua strada, con i suoi pensieri, con le sue domande.
Ma se pensate alla Scandinavia soltanto come la terra del gelo, delle coltri immacolate, delle slitte tintinnanti di un popolo di Babbi Natale e dei boccali di birra che si scontrano in brindisi dal suono gutturale…vi sbagliate.
Questo, infatti, è anche il luogo magico delle fiabe, dove gli eredi di Andersen non hanno mai perso l’innocenza del sogno e la caparbietà di cimentarsi con interrogativi ancestrali.

Sono già partita per il Nord, mille volte, prima di mettervi fisicamente piede, due anni orsono. Ho viaggiato in compagnia di Jostein Gaarder, scrittore norvegese, precisamente di Oslo, a cui si devono svariate opere, la più celebre delle quali è “Il mondo di Sofia”.
Mi è stato necessario solo stringere un suo libro fra le mani e tenere l’orecchio teso, nel silenzio del crepuscolo, per captare l’eco delle infinite domande.
Se volete immergervi in questa storia, seguite il mio esempio, ovunque voi siate.
Ascoltate.
Chi siamo?
Da dove veniamo?
Dove andiamo?”.
Alcuni di voi avranno già sprigionato innumerevoli riflessioni, saettanti come zoccoli di renne sul bosco del pensiero; altri avranno deglutito, perplessi, come chi si arrischia ad affrontare a remi il mar Baltico; altri vorranno un sorso di gløgg, per iniziare a ragionare.
Eppure avete già compiuto il grande passo. Avete scoperto il piacere della Filosofia, figlia prediletta dello stupore, che si nutre di domande e non si sazia di risposte.

Una risposta non merita mai un inchino: per quanto intelligente e giusta ci possa sembrare, non dobbiamo mai inchinarci a una risposta. Chi si inchina si piega. [...] Non devi mai piegarti davanti a una risposta. [...] Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre”.
C’è nessuno?

Forse, e lo ignorate ancora, siete i protagonisti di un libro e “qualcuno” scrive le vostre storie o forse “qualcuno” cerca di mettersi in comunicazione con voi, da fuori o da dentro il vostro universo. 
Lo scoprirete. 
Sappiate, finora, che, se formulate bene la domanda: “C’è nessuno?”, potreste scorgere un bambino appeso ad un albero di mele, a testa in giù, con cui dialogare sul senso della vita.

Siamo l'enigma che nessuno decifra. Siamo la favola racchiusa nella propria immagine. Siamo ciò che continua ad andare avanti senza arrivare mai a capire”.
Maya

Emma Fenu

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