"Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi.
[…]
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia e pace in sé stesso”.
Pablo Neruda
I viaggi. Li amo perdutamente.
Adoro inciampare goffamente su cumuli di vestiti, scarpe, libri e prodotti per l’igiene personale, nella frenesia di preparare una valigia.
Eccomi: sono l’apprendista stregone di disneyana memoria che, come un direttore d’orchestra, governo con maestria la danza di oggetti e idee che fluttuano, a ritmo sempre crescente, dirigendosi, da soli, verso i giusti scomparti.
La mia disposizione d’animo muta sensibilmente, come è vi sarà facile comprendere, se la partenza imminente mi deve condurre ad una agognata e spensierata vacanza o ad un trasferimento, destinato, quest’ultimo, a protrarsi per qualche anno o per un lasso temporale che non ho cognizione precisa di quanto sarà lungo.
In quest’ultimo frangente il mio cuore accelera e salta i battiti, in preda all’entusiasmo, alla nostalgia, all’ardore veemente della sfida e al brivido, aguzzo come un coltello, della paura di intraprendere percorsi non ancora battuti e di planare su cieli non ancora solcati.
“Il coraggio è il complemento della paura. Un uomo che è senza paura non può essere coraggioso. (Ed è anche uno sciocco)”.
Robert Anson Heinlein
Eppure non è di tale tipologia di viaggi di cui vi voglio narrare.
Ma di altri, di quelli straordinari che si svolgono nell’arco di pochi millimetri spaziali e di infinite distanze temporali.
Mi riferisco ai sentieri che si intraprendono, tramite righe vergate d’inchiostro, sulla carta; ai voli che si fanno in completo silenzio, ammirando l’orizzonte nell’istante in cui mare e cielo generano un’osmosi sublime; alle partenze a ritroso nella memoria, scorribande affannose nel cuore della notte, quando, con un amico, ci si perde nei ricordi, entrambi privi di bussole e mappe; ai percorsi interiori che, precipitando come Alice nel pozzo, ci conducono sempre più in giù, alla ricerca e alla scoperta di ciò che in valigia abbiamo da sempre, talvolta dimenticato e nascosto.
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.
Marcel Proust
Il viaggio è una filosofia di vita, un approccio al mondo, un canale privilegiato per conoscere sé stessi ed entrare in empatia con gli altri. Non è mero movimento di membra e rombo di motori, si tratta di eccelsa metamorfosi, spietata rivoluzione e vigorosa rinascita.
“Partire è un po’ morire”: è il titolo di una poesia composta da Edmond Haracourt, ma l’espressione è entrata a far parte del comune parlare, come i proverbi ripetuti, con solennità, dai nonni, le celeberrime citazioni tratte dai film in bianco e nero, le note di Michelle dei Beatles.
Ed è vero, viaggiare è seppellire la monotonia, ampliare i confini della propria mente e della propria coscienza, perforare il bozzolo di crisalide per spiegare le ali da farfalla.
Coraggio, preparate la valigia, scegliete di portare con voi chi e ciò che vi sarà utile... il resto è solo una zavorra.
“Bisogna chiudere i cicli. Non per orgoglio, per incapacità o superbia. Semplicemente perché quella determinata cosa esula ormai dalla tua vita. Chiudi la porta, cambia musica, rimuovi la polvere. Smetti di essere chi eri e trasformati in chi sei”.
Paulo Coelho
Emma Fenu
pubblicato presso Nordic Lifestyle Magazine
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