Mille primi baci.
“Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille,
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l’invidioso
per un numero di baci così alto”.
“Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum,
Dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum”.
Gaio Valerio Catullo
Siamo nati per essere baciati e per baciare.
L’intimo contatto fra le labbra, infatti, deriva dal gesto, animalesco e primitivo, di masticare il cibo per renderlo più morbido per le gengive rosee dei propri cuccioli e si evolve con la Storia dell’umanità e con la microstoria di ciascuno.
Ti nutro.
Ti mangio.
Ho un bisogno vitale di te.
Sono tua.
Sei mio.
Era ormai notte, ma il muretto su cui eravamo seduti era ancora caldo. Serbava e dispensava i raggi del sole di agosto, come uno scrigno appena dischiuso, che offre a ciascuno i suoi tesori, sfavillanti gioielli d’oro e pietre preziose, perché sa che se ne colmerà di nuovi, al mattino seguente.
Ricordo benissimo le sue scarpe, in tela rossa, con la parte interna, in gomma, consumata dall’attrito con il motore del “sì”. Anche le mie nike nere, con i profili lilla, erano logorate in quel punto preciso.
Il primo bacio.
Non importa se i visi si scontrano maldestramente.
Non importa se devi levarti l’apparecchio per i denti in una frazione infinitesimale di secondo prima che tutto accada, benedicendo di non aver optato per quello fisso.
Non importa se devi issarti verso la sua bocca innalzandoti sulle punte, con uno slancio che ti riporta alla memoria la ballerina di carta, protagonista della struggente fiaba di Andersen.
Quell’istante ti rimarrà impresso per sempre e ti farà increspare le labbra, le stesse che, rosse come ciliegie, tremarono, allora, d’imbarazzo, in un sorriso dolce, che saprà farsi spazio anche in un volto solcato da mille rughe e consunto da mille altri baci.
Io credo che la vita sia costellata di “primi baci”.
Da quello della mamma, un petalo vellutato sulla propria fronte umida e rugosa di bimbo, che poco prima era cullato nelle viscere, a quello del papà, tenero nonostante le guance ruvide di barba, a quelli vibranti di passione, che sigillano, come timbri sulla cera lacca, l’inizio delle nostre storie d’amore, fino a quelli che, seguendo il ritmo ciclico dell’esistenza, restituiamo, nelle vesti di genitori, zii e nonni, a chi è appena venuto alla luce, innocente e già affamato di baci.
Emma Fenu
edito in Nordic Lifestyle Magazine
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