mercoledì 26 marzo 2014

Il senso si Smilla per la Neve, scritto da Peter Høege.



"C'è un freddo straordinario, 18 gradi Celsius sotto zero, e nevica, e nella lingua che non è più mia la neve è 'qanik', grossi cristalli quasi senza peso che cadono in grande quantità e coprono la terra con uno strato di bianco gelo polverizzato”.

I fiocchi sono come piccole piume, e la neve è così, non necessariamente fredda. Ciò che avviene in questo istante è che il cielo piange su Esajas, e le lacrime si trasformano in piume di ghiaccio che si posano su di lui. E’ l’universo che in questo modo gli stende sopra una trapunta affinché lui non debba mai più avere freddo”.

Il senso di Smilla per la neve (Frøken Smillas fornemmelse for sne), opera di un allora giovane scrittore danese, Peter Høege, è un romanzo, edito nel 1992, che ha riscosso un notevole successo mondiale, essendo stato tradotto in ben diciassette lingue. Dal libro è stato tratto un film omonimo.
La protagonista, voce narrante, è una ragazza, Smilla Qaaviqaaq Jaspersen, figlia di un medico danese e di un’inuit groelandese. La madre, pur essendo morta quando Smilla era ancora una bambina, ha lasciato una notevole impronta sulla figlia, che non riesce a trovare identità e appartenenza nella città in cui vive, Copenhagen.
Il suo unico amico, pertanto, è un bimbo inuit, Esajas, con il quale ha instaurato un rapporto di affetto e tenera complicità. Quando quest’ultimo viene trovato morto, Smilla non accetta la versione fornita della polizia, secondo cui il bambino è scivolato e poi precipitato dal tetto innevato di un palazzo. Infatti, conoscendo molto bene la neve, sentendola come palpitante parte del suo essere, e avendo cognizione delle varie tipologie di tracce che su essa si imprimono, la protagonista, ben sicura che non si tratti di un mero incidente, si dedica, senza tregua, ad un’indagine personale, che la condurrà alla scoperta delle terribili verità celate dietro la morte del povero Esajas.
Attraverso uno stile estremamente descrittivo, ma non privo note di mistero e di puro romanticismo, l’autore conduce il lettore attraverso il labirinto intricato di un thriller ben costruito, grazie al sapiente dosare di suspance, emozioni e descrizioni della capitale danese, in cui comincia a respirarsi l’aria di Natale, e dei candidi paesaggi sconfinati del polo nord.
Smilla è un’eroina affascinante ed enigmatica, estremamente femminile nell’accezione più onnicomprensiva del termine, che si rende “viva” attraverso il suo essere complessa e contraddittoria: ha coraggio e fragilità, freddezza e cocente passione, istinto materno e intuito scientifico, curiosità e ingenuità. Tutte caratteristiche che le permetteranno di arrivare alla rivelazione finale, una verità sempre saputa che si trova ad essere innegabilmente comprovata.

Racconta, verranno a dirmi. Così capiremo e chiuderemo il caso. Si sbagliano. Solo ciò che non capiamo può avere una conclusione. Non ci sarà nessuna conclusione”.

Forse già allora avevo cominciato a desiderare di capire il ghiaccio. Voler capire significa provare a riconquistare qualcosa che abbiamo perso”.

Se volete divorare un giallo dai ritmi serrati ed essere rassicurati da un finale di schiacciante chiarezza, resterete delusi: l’opera di Peter Høege è un romanzo pervaso da un’inquietudine sottile e claustrofobica, da tempi lenti e cadenzati, da pagine intrise dalla solitudine ovattata delle lunghe notti caratteristiche delle terre di ghiacci e neve, da continue fratture del flusso cronologico, da indagini poliziesche che si intrecciano ad exursus semantici, indagini psicologiche e dissertazioni matematiche di rara bellezza.

“Il primo sistema numerico all’interno del quale è possibile dare una spiegazione soddisfacente della formazione dei cristalli di ghiaccio. E’ come un grande paesaggio aperto. Gli orizzonti. Ci si avvicina a essi e loro continuano a spostarsi. E’ la Groenlandia, ciò di cui non posso fare a meno! E’ per questo che non voglio essere rinchiusa”.
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