"La fantasia è una perpetua primavera".
Friedrich Schiller
Friedrich Schiller
"A nessuno rassomigli da che ti amo.
Lasciami stenderti tra le ghirlande gialle.
chi scrive il tuo nome a lettere di fumo tra le stelle del sud?
Le mie parole piovvero su di te accarezzandoti.
Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata.
Ti credo persino padrona dell'universo.
Ti porterò dalle montagne fiori allegri,copihues,
nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
Lasciami stenderti tra le ghirlande gialle.
chi scrive il tuo nome a lettere di fumo tra le stelle del sud?
Le mie parole piovvero su di te accarezzandoti.
Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata.
Ti credo persino padrona dell'universo.
Ti porterò dalle montagne fiori allegri,copihues,
nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi".
Tratto da Pablo Neruda, Giochi di ogni giorno
Io non sono un'amante dei pomeriggi afosi trascorsi a crogiolarsi sulle spiagge assolate.
Ho una carnagione diafana e un animo selvaggio e poetico: preferisco il mare durante le ore del crepuscolo, quando la sabbia è fresca e umida sotto i piedi; quando dispongo di ampio spazio, fisico e mentale, per leggere un libro e fantasticare su storie e creazioni; quando osservo il volo in planata di un gabbiano; quando mi cattura la cura meticolosa di un pescatore che si appresta ad organizzare una nottata solitaria; quando seguo il minuetto di un aquilone in balia di un bambino che ride.
Questo accadeva prima di trasferirmi a Copenhagen, città che adoro, anche perché mi ha riconciliato con il sole.
Perché se hai vissuto l'inverno danese, buio e freddo, se pur reso suggestivo e hyggelig dal tremolio della fiamma delle candele e dagli scampanellii natalizi, puoi anche avere il manto oscuro e i canini, imbrattati di sangue, di Dracula, ma, al primo raggio di sole, ti riverserai all'esterno delle mura domestiche senza neppure pettinarti con cura, chiamerai all'appello amici e conoscenti, darai alle fiamme la tuta termica e ti riempirai cuore, mente (ed ogni centimetro di pelle scoperta) di sole, luce e calore. Riderete e vi ricorderete le buffe immagini di repertorio tratte dal film "Miracolo a Milano", capolavoro di De Sica.
Ed eccomi qui, a Copenhagen nella settimana che precede la Pasqua, in preda ad una frenesia creativa (di mente, cuore e mani, come mio solito) che inneggia alla primavera e alla rinascita, ad un nuova, ed irripetibile, occasione di inizio che ogni anno ci viene elargita, come dono inestimabile.
Ho acquistato, circa un mese fa, in tempi ancora non sospetti, un innaffiatoio in latta, l'ho ornato ed impreziosito con washi tape in una dolce e minuta fantasia fiorita e con pizzo di cotone ecrù. Primo step: sarebbe stato un degno vaso per accogliere i rami del mio albero pasquale.
I giorni scorsi, passeggiando per le vie del centro, ho accumulato, con allegra ed indomita fierezza, il mio prezioso bottino di tesori: uova in legno, da decorare, merletti, trine, nastri in raso e grosgrain (con scritta love!!!!), bottoni e piccole rose di stoffa. Il tutto nelle raffinate nuances del bianco, dell'avorio, dell'ecrù e del beige, con discreti tocchi di marrone, di nero e di bordeaux.
Ho allestito un primo alberello, in un formato compatibile con la esigua metratura del mio appartamento. Lo ho osservato e scrutato, con aria interrogativa e sospettosa. E' pur sempre un'estraneo in casa, se pur frutto della mia creatività. Non era abbastanza "emmoso": io sono difficilmente compatibile con scelte razionali e misurate, a meno che non ci sia la vita in serio pericolo!
Ergo, complice il sole festante dell'ultimo sabato, ho comprato cinque rami in formato maxi, accogliendoli con fervente entusiasmo fra le mie braccia, ancora avvolti nella carta kraft, come è d'uso nei tipici negozietti di fiori che costellano la Danimarca.
Ergo, complice il sole festante dell'ultimo sabato, ho comprato cinque rami in formato maxi, accogliendoli con fervente entusiasmo fra le mie braccia, ancora avvolti nella carta kraft, come è d'uso nei tipici negozietti di fiori che costellano la Danimarca.
Ed eccolo, è apparso, come l'eburnea effige dallo scalpello di Pigmalione, il MIO albero pasquale: un tripudio di mollette, piume candide, uova in stile vintage e uccellini in ceramica.
Lo so, lo so... per un periodo (della durata al momento non precisata) avremo qualche difficoltà nell'aprire le ante della finestra del soggiorno. Tuttavia, il fine, se shabby, giustifica i mezzi, assioma, quest'ultimo, non vergato dalla penna di Macchiavelli o di un osservante gesuita, ma, talvolta, assai condivisibile.
"L'uomo è misura di tutte le cose: di quelle che sono, in quanto sono, di quelle che non sono, in quanto non sono".
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