La notte di San Lorenzo.
Desideri e ricordi.
“San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
[…]
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!”.
Giovanni Pascoli, X Agosto.
ABAB. Rime alternate.
Sei quartine di decasillabi e novenari.
Assonanza, anafora, metonimia, iperbato, cesura, rima interna, enjambement.
Il cielo sconfinato che piange lacrime ardenti per l’omicidio di un padre, che spira, mormorando “perdono”, nell’atto struggente di porgere verso l’infinito due bambole, prese in dono per le sue bimbe.
L’arcano reiterarsi del male nella Storia.
Primo banco, a sinistra, ultimo anno di Liceo Classico.
Un lontano Luglio, umido e afoso.
Gli evidenziatori che tracciavano linee sul libro di Letteratura Italiana, durante le notti trascorse in attesa degli orali per l’esame di maturità.
Ecco quali ricordi mi sovvengono, nell’immediato, al termine del mio pronunciare o dell’udire, da altrui voce: “San Lorenzo”.
Ma, dopo qualche minuto, le reminiscenze diventano più dolci.
Il cielo non stilla più gocce di dolore, ma illumina il percorso, cosparso di sogni, di un gruppo di adolescenti, seduti in spiaggia, su teli da mare colorati, durante la notte del 10 Agosto. Tutti con i jeans corti e sfilacciati, vittime delle nostre forbici impietose, con le gambe nude, cosparse di “autan”, e con lo sguardo rivolto all’insù, nella bramosia di affidare ad una stella cadente il segreto di un avvenire tutto da compiere.
E poi il mento torna giù, il mero spazio di un istante, per scrutare il ragazzo dai riccioli mori.
Ma Lui si gira, le traiettorie degli sguardi s’incontrano e l’imbarazzo torce nuovamente il collo verso il manto, intessuto di stelle, della dea Iside, colei che, secondo la sacra verità, affidata al mito, può vincere la Fortuna e il Destino, regalando l’esaudirsi di un desiderio a chi le si affida.
“Tu […] fatorum etiam inextricabiliter contorta retractas licia, et Fortunae tempestates mitigas, et stellarum noxios meatus cohibes”.
“Tu […] sciolga i contorti e intricati fili del destino, mitighi le tempeste della Fortuna e corregga il corso funesto degli astri”.
Ovidio, Le Metamorfosi.
“Tu […] fatorum etiam inextricabiliter contorta retractas licia, et Fortunae tempestates mitigas, et stellarum noxios meatus cohibes”.
“Tu […] sciolga i contorti e intricati fili del destino, mitighi le tempeste della Fortuna e corregga il corso funesto degli astri”.
Ovidio, Le Metamorfosi.
Emma Fenu
edito su Nordic Lifestyle Magazine
Nessun commento:
Posta un commento